Rubrica «Pubblicità e Marketing»
2° Appuntamento
Quando si avvia un’attività è necessario crearne un’immagine di rappresentanza, un “simbolo” di riconoscimento meglio noto come logo o logotipo. La sua strutturazione deve essenzialmente rispondere alle seguenti caratteristiche:
• Avere una identità grafica chiara e versatile;
• Essere leggibile grazie alla presenza di lettere o parole.
E’ bene subito chiarire una questione: logo e marchio, comodamente usati come sinonimi, in realtà non sono la stessa cosa. Tecnicamente, infatti, il marchio “non è leggibile” e può essere privo di un significato esplicito: è un’orma, un’impronta, una traccia, un segno che punta solo a fissarsi in testa, eventualmente evocando contesti o emozioni (un’icona stilizzata, una composizione di linee, una macchia di colore, ecc..).
Tanto premesso, ecco alcuni consigli base per poter creare un logo di successo…
1) La scelta del colore
Il colore è un elemento d’immediato impatto visivo ed annesso risvolto psico-emotivo. Va, quindi, scelto tenendo conto del settore imprenditoriale d’appartenenza e del tipo di clientela a cui ci si rivolge, avvalendosi delle linee guida stabilite dalla “psicologia dei colori” (si legga il relativo approfondimento al link:
https://indacopubblicita.com/2018/02/08/quale-colore-sceglieresti-per-la-tua-azienda/
Solo un consiglio: salvo specifiche eccezioni, non utilizzate mai più di tre colori, prediligendo invece il tono su tono.
2) Essenzialità
La zavorra, in un logo, è davvero quel “troppo che stroppia”. Bisogna ricordarsi che, più una nozione è basilare più è facile da memorizzare: allo stesso modo il logo deve fissarsi in testa, esattamente come un’informazione!
Pochi e puliti tratti, scritte ridotte all’osso e contrasti cromatici impartiranno al logo il minimalismo ambito, rendendolo ben utilizzabile anche in piccolo formato. Evitate o comunque scremate anche effetti come sfumature, rilievi, ombreggiature e similari.
3) Leggibilità
Il font può anche essere ricercato, ma deve comunque mantenersi molto leggibile, soprattutto se si tratta di parole (Es. – Lavasecco Linda) e non di un paio di lettere o brevi acronimi (Es. – LL).
Altra questione: in qualsiasi grafica, specie in un logo, non usate mai più di due font.
4) Unicità
Il logo deve essere unico: è ciò che identifica un’attività e non va, quindi, confuso con altri loghi, specie se appartenenti alla concorrenza che, erroneamente, viene spesso presa come riferimento. Il logo va studiato “a mente sgombra e su foglio bianco”, creato ex novo o, al limite, realizzato partendo da elementi base che vanno comunque personalizzati, fusi ed integrati.
Originale e inequivocabile sono parole d’ordine, tanto da lasciare le mode fuori dall’uscio: un logo deve mantenersi bello nel tempo, non rincorrere le tendenze del momento.
5) Appeal e visibilità
Non ci sono dubbi sul fatto che un logo debba colpire, piacere e, quindi, fissarsi in testa. Si può puntare su geometrie ad incastro, eleganti linee sinuose, accattivanti tratti ed immagini stilizzate. La scelta deve ovviamente allinearsi al settore aziendale, rispettando quanto già suggerito.
6) Versatilità
Un logo può essere utilizzato piccolo (Es. – Sponsor su un volantino) o grande (Es. – Manifesto). Può inoltre essere usato tale e quale o riprodotto in un unico colore (Es. – Gadget e merchandising), piuttosto che impiegato scuro su fondo chiaro o viceversa. Comunque lo si usi, un logo dovrebbe sempre adattarsi con facilità ad ogni evenienza: tenetene conto!
7) Risoluzione
Qui potrei aprire una diatriba professionale: c’è chi ammette solo loghi in “grafica vettoriale”, ma personalmente (come altri miei colleghi) non sono affatto d’accordo! Sicuramente il formato vettoriale è quello di riferimento ed è obbligatorio quando si parla di grosse aziende e annesse necessità. Ma, oggettivamente: una bottega di paese farà mai una gigantografia del proprio logo sulla facciata di un palazzo monumentale in piazza Duomo a Milano? La risposta è chiaramente negativa e allora: perché far spendere al cliente più del dovuto? Dovete, infatti, sapere che una grafica vettoriale è tendenzialmente più impegnativa di una grafica raster (quella classica per capirci), con ovvie differenze di listino. Datemi retta: un logo raster ad alta risoluzione, che rimanga nitido in grosse insegne pubblicitarie o pannelli decorativi, è spesso tutto ciò che vi serve, risparmio incluso!
Giunti al settimo e ultimo punto, direi che mi sia dilungato anche troppo: come sempre, preferisco dare input base capaci di fissarsi in testa… proprio come un logo! 😉
Lorenzo Olivari